Clubhouse: tu sei stato invitato?
Nelle ultime settimane anche in Italia è cresciuta la “febbre” da nuovo social network, infatti, a rubare la scena al solito tridente: Tik Tok, Instagram, Facebook, ci ha pensato Clubhouse.
La piattaforma americana figlia di Paul Davison e di un ex ingegnere di Google, Rohan Seth, sta per compiere il suo primo anno di vita, essendo stata rilasciata lo scorso Aprile ad inizio della Pandemia di Covid-19. Sicuramente, non il periodo migliore per dare vita a qualcosa di nuovo, ma evidentemente non per lei. Ad oggi, i più informati, dicono che il suo valore per gli investitori sia di circa un miliardo di dollari e vanta due milioni di utenti iscritti.
Di cosa stiamo parlando?
Clubhouse è un social network basato sulle chat vocali. Per la precisione, la sua struttura presenta delle “stanze” di tre differenti tipologie: Open, Social o Closed. La differenza sta nella possibilità di fruizione da parte degli utenti, nella prima ha accesso qualsiasi visitatore, nella seconda invece solamente persone collegate tra loro (un po’ il concetto di amico “Facebookiano” o il seguace di Instagram) mentre nell’ultima, solamente chi viene invitato dal creatore.
Ogni utente può creare il proprio spazio, aprendo un dialogo su un argomento a scelta e dal quale nasceranno poi le interazioni, obiettivo principale, ovviamente, del social.
Non si risponde per iscritto, quindi non vi saranno commenti, ma bensì, dialoghi, moderati dal creatore della sala.
Ci sono davvero novità?
La risposta è si! Sicuramente, in testa vi è la scelta di affidarsi alla voce delle persone, un qualcosa che si era un po’ perso all’interno delle discussioni e dei dibattiti online, riportarla in primo piano si sta rivelando una mossa vincente.
In secondo piano si nota anche la possibilità di intervenire all’interno di stanze pubbliche chiedendo la parola, tramite alzata di mano virtuale, che, una volta accettata dal moderatore della room, permetterà all’utente di esprimersi dicendo la propria. Questa modalità permette di creare ordine ed evitare l’effetto “insulto libero” o “spam” che invece è proprio dei social più utilizzati.
Si nota inoltre come le stanze non abbiano una durata prestabilita di tempo, ma al contrario, posso teoricamente andare avanti all’infinito.
In fase di perfezionamento
Ad oggi si conta anche qualche piccolo limite nella piattaforma della Silicon Valley: in primis è presente solamente la versione per iOS, quindi i non “Appleofili” si dovranno accontentare ancora per un pochino dei racconti dei loro amici. Mentre, in secundis, (ma con la possibilità di dare una doppia lettura) l’accesso con relativa iscrizione via numero di cellulare e di e-mail, è possibile solo per chi viene invitato da membri già attivi.
Una mossa che, tutto sommato può anche avere una valenza di accrescimento del senso di community, compattando un pochino l’utenza.
Immagina di tornare a casa dopo una giornata lavorativa molto stressante, fatta di calcoli ed estenuanti letture di scartoffie burocratiche, senza aver parlato attivamente. Ti metti ai fornelli, sblocchi il telefono, mentre attendi che la cena si finisca di cuocere eccoti la possibilità perfetta di entrare in una discussione vera e propria…. Che fai, non fai sentire la tua voce?
Per dirla tutta poi, anche Elon Musk ha twittato a favore della piattaforma, dando appuntamento ai suoi fan per una chiacchierata.
Basterà questo endorsement per garantire a Clubhouse un posto nella schiera dei social “must-have”? Ai posteri l’ardua sentenza…